Le Zone a Traffico Culturale – ZTC – sono cantieri che, occupando siti o monumenti del patrimonio culturale, attivano dinamiche locali e stimolano la produzione culturale condivisa e collaborativa coinvolgendo gruppi di cittadini nella realizzazione di eventi/opere proposti alla comunità e al territorio. Lo scopo di una ZTC è quello di affidare a masterclass di giovani artisti guidati da professionisti di fama la creazione di produzioni culturali originali per restituire senso ai luoghi del patrimonio industriale riscoprendone, leonardianamente, il genius loci; una cultural factory, una piccola comunità artistica che si impegni in un percorso partecipativo.

Le culture dell’Adda intrattengono un millenario colloquio col fiume. Sulla riva, l’Adda convoca antiche cartiere, mulini, falegnamerie, tessiture che da fine Ottocento le centrali idroelettriche accelerano in attività industriali: gli impianti Edison di Cornate d’Adda, quello Enel di Trezzo sull’Adda, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, la cartiera ex-Binda e la Velluti Visconti di Modrone di Vaprio d’Adda, il Linificio Canapificio Nazionale di Fara d’Adda e Cassano d’Adda. Le località rivierasche mettono al lavoro la dea Adda; mutano in dispositivo idraulico il fiume, che i Celti veneravano in figura di capricciosa divinità. Questa conversione dal sacro all’operoso scandisce un dramma storico in tre atti.

Sacri-ficio
L’Adda è una liquida ninfa, davanti a cui inginocchiarsi tremanti. Le sue acque irruenti appartengono agli dèi e non all’uomo, cui è proibito manometterle. Al cielo, egli tributa in libagione la grata parte di qualsiasi bene estragga dalla natura.

Opi-ficio
I mortali addomesticano il fiume, che diventa risorsa laica: l’acqua non è più abitata dagli dèi ma si offre al più efficiente sfruttamento. L’uomo modifica l’Adda a immagine e somiglianza delle proprie esigenze irrigue, di navigazione e industriali.

Arti-ficio
Dall’Adda mistica e intoccabile (sacrificio) a quella offesa e saccheggiata (opificio), l’arte può dare sintesi a queste opposte esperienze, mettendole in equilibrio? È possibile ricollocare artisticamente l’ansia produttiva dell’industria nell’antico rispetto per un fiume sacro?